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40. Dio non abita più qui?


Alla fine del mese di novembre 2018 si è tenuto a Roma presso l’Università Gregoriana un convegno sulla dismissione dei luoghi di culto, cioè il cambio di destinazione d’uso di alcune chiese al fine della vendita o di uso diverso, compresa la demolizione per il riuso dell’area (per ora non in Italia). Questo convegno è stato organizzato dalla Conferenza Episcopale di Europa, Stati Uniti, Canada e Australia. Insieme al Pontificio Consiglio della Cultura. Chi ha organizzato questo convegno è l’organo direttivo della Chiesa al fine di definire le linee guida su come chiudere alcune chiese e finalizzarle, ma con le linee guida precisate nella conferenza, ad altre funzioni laiche, non più Chiesa, non più. Cito un passo delle linee guida: “ nei grandi centri urbani occidentali, oltre alla crescita di fluidità del senso di appartenenza e dell’anonimato, il calo della pratica religiosa, determinata da varie cause interne ed esterne alla Chiesa, ha prodotto la diminuzione dei fedeli e delle risorse finanziarie, e di conseguenza ha ridotto drasticamente il bisogno di chiese. A questo si aggiunge la situazione del clero, con molti sacerdoti in età avanzata e pochissime ordinazioni. Tutto ciò porta alla decisione di accorpamento, integrazione o fusione di parrocchie, col conseguente sottoutilizzo e abbandono di chiese” tanto è che il titolo è stato “Dio non abita più qui?”.

Bene, quindi si prospettano altre funzioni per gli edifici storico-artistici presenti da secoli in tutti i territori del mondo, e specialmente in Italia, come se si trattasse di una fabbrica: diminuiscono gli ordini quindi si chiude e si trasloca. Purchè, come dice il Papa “ La dismissione non deve essere la prima e unica soluzione a cui pensare, né mai essere effettuata con scandalo dei fedeli”. Avrei plaudito ad una presa di posizione più consistente da parte del Papa il quale ad un convegno del genere, non è che ha contestato e cercato una soluzione coerente con l’esistenza millenaria di tali edifici, ma si è limitato a constatare il mutamento della pratica religiosa con la conseguente drastica riduzione del numero dei praticanti le cerimonie ecclesiastiche, per cui si è reso eccessivo il numero delle chiese e quindi bisogna riconvertirle in altro modo, non sempre nell’ambito ecclesiale.

Io mi chiedo: se un pastore, immagine cara a Gesù e più volte presente nei Vangeli, vedesse diminuire di giorno in giorno il numero delle sue pecore non si preoccuperebbe di come vendere le stalle o cosa farne in futuro di queste, ma si preoccuperebbe e molto di cercare e trovare la causa della perdita continua delle pecore. Forse ci sono i ladri o i lupi o si disperdono da sole perché i pastori non sono attenti, ma sicuramente si preoccuperebbe di trovare la causa, combatterla e riportare in crescita il numero delle pecore. Mai si preoccuperebbe, per prima cosa, di come dismettere le stalle. Invece no, i capi della Chiesa Cattolica Romana, a cominciare dal capo pastore, il Papa, si preoccupano di come dismettere le stalle accettando per scontato che le pecore diminuiscono per cause secolari e che ormai bisogna solo prenderne atto. Non cercano la causa, la colpa, non si affannano a cercare il rimedio, si preoccupano che le stalle vengano dismesse con dignità.

Come dice l’Arcivescovo Luigi Negri in una intervista al giornale Libero del 8 gennaio 2018 “Attualmente l’incoerenza che affligge la Chiesa è di natura ideale. Si tende a venire a patti con il secolarismo, per ritagliarsi un posticino e fare del cattolicesimo quasi un elemento di folclore, che non disturbi questa società ateistica”.

Dico e puntualizzo: non si può dismettere l’edificio Chiesa, perché questo fa parte del paesaggio, come le montagne, il bosco, le strade, le città, i paesi, il lago, i campi coltivati ecc. Ogni nato in Europa e tanto più in Italia, almeno fino ai primi decenni del XXI secolo, ha interiorizzato il suo paesaggio con la chiesa e il campanile, questo fa parte naturalmente della visione del suo intorno memorizzato, sia all’interno delle città che dei paesi, sia nelle campagne che nelle montagne o in riva al mare. Poi potrà non essere cattolico o cristiano, ma non potrà mai negare l’immagine così formata del suo ambiente. Per quelli che nasceranno in futuro forse il paesaggio sarà diverso a causa delle dismissioni delle chiese e forse un giorno non lontano verranno viste, dalle future generazioni, come noi oggi vediamo i templi greco-romani.

La chiesa rappresenta ancora per molta parte della popolazione la casa di Dio, anche se popolo con una religiosità non praticata, la chiesa è comunque un segno davanti al quale non si può essere indifferenti se non altro per la storia che testimonia, e quindi riconosciuto come tale da tutti, a meno dell’ignorante perfetto. E’ il luogo dove potersi rifugiare in caso di necessità interiore e non solo interiore, è comunque il tempio del Dio dei pagani al quale erano rivolti grandi onori e sacrifici.

Le chiese e i sacerdoti sono stati per secoli certezza e speranza per le popolazioni specialmente quelle rurali di compagne e montagne ed anche di molti quartieri della città. Una quantità di edifici piccoli e grandi ricchi e poveri sono testimonianza di questi sentimenti costruiti nei secoli e conservati con rispetto e dedizione anche spontanea da parte della gente, almeno in Italia. Questo patrimonio di arte non può e non deve essere semplicemente dismesso, senza la conseguenza di distruggere la propria identità, volente o nolente, credente o non credente, anche una sola chiesa demolita sarebbe una lacerazione della storia. Ci si avvia alla distruzione della nostra cultura nell’indifferenza della maggior parte delle popolazioni che facevano riferimento a quegli edifici, ma quello che è ancora più grave nella indifferenza del clero, che preferisce più occuparsi di politica che di spiritualità. Un esempio illuminante: ad un appuntamento con un Vescovo , mai visto prima , la frase d’impatto è stata:” posso dedicarle 10 minuti, perché debbo aprire le buste di una gara edilizia”.

Perché per questi problemi la Chiesa non fa tanto clamore mediatico come invece si fa per l’accoglienza agli immigrati, colpevolizzando anche e pesantemente, chi non è d’accordo con l’immigrazione di questo genere, perché???, perché per questi temi non c’è clamore? Mah!!!

Chi ha organizzato il convegno ha discusso e proposto le modalità di dismissione delle chiese, così hanno scritto, perché c’è il problema della diminuzione dei fedeli e del clero, e questo viene definito “ fenomeno”, la secolarizzazione è un fenomeno, non la mancanza di proposta evangelica da parte del clero tutto, dal capo all’ operaio, è come il terremoto, come l’influenza come il tumore, capita, e secondo questi, bisogna rassegnarsi. Nessuno in questo convegno, analizza la colpa, perché nel XXI secolo ed anzi già nella seconda metà del XX succede questo: perché? In Francia, da notizie di media, vengono buttate giù chiese medievali e conventi per farci centri commerciali o di intrattenimento nell’indifferenza di tutti, o anche se con qualche dissenso da parte del clero questo è poco divulgato. Pare che tra il 2015 e 2017 siano state messe in vendita 21 edifici tra chiese e cappelle. Sentito qualche lamento veicolato o pubblicizzato nelle prediche domenicali da parte delle gerarchie ecclesiastiche alte e basse che siano? Come dice qualche giornale si sta predisponendo una vera decristianizzazione del proprio mondo. Credevo che l’Italia fosse più cosciente e gelosa della propria storia e delle proprie testimonianze culturali.

E’ vero, i sacerdoti non ci sono più quindi i fedeli diminuiscono velocemente. Non ci sono proposte di cambiamento di regole ecclesiastiche che potrebbero far crescere il numero di sacerdoti: donne sacerdoti no, perché? Le suore non potrebbero essere sacerdoti? E così via, ma non è mia competenza. Questo comportamento mi ricorda quello che guarda il dito invece della luna che gli viene indicata, quello, ovviamente, è la Chiesa. Da tempo non sento più parlare di “Missioni” se non nel senso dell’ accoglienza, forse perché la Missine è un grosso sacrificio e l’accoglienza è economia! Chissà.

Quindi, dopo tante elucubrazioni, faccio una mia proposta per non dismettere le chiese, ed è quella di utilizzare questi edifici per finalità educative al fine di migliorare e ricostruire una società che ha perso completamente ogni valore etico. Per la sinistra l’etica è un peccato mortale per l’uomo senza aggettivi, l’umano e basta, l’etica dovrebbe essere il dovere e la sua coscienza. Quindi con la partecipazione della gente locale o di quartiere si dovrebbero conservare le chiese non più gestite per la celebrazione della messa domenicale e festiva, ed utilizzarle per altri usi, che potrebbero essere:

1) incontri promossi da persone volenterose che vivono intorno alla chiesa al fine di far conoscere la cultura dell’umanità nei suoi vari aspetti, e proposta con sistemi non didascalici ma con umana spontaneità ed esperienza da chi sente di poterlo fare.

2) formazione trascendente, spirituale, semplicemente religiosa. Non esiste nella storia arcaica e moderna nessuna popolazione atea, checché ne dicano gli atei che seguono questa religione.

3) centro della formazione civica-sociale, “cives” è la condizione base per ogni convivenza umana.

4) per veicolare la conoscenza dei doveri e dei diritti di ogni nato, doveri prima, non solo diritti, che hanno portato alla scomparsa dei doveri dell’essere umano.

5) propagare lo studio dell’arte nazionale nei suoi vari aspetti estetici e filosofici sviluppatisi durante i secoli e studio del suo paesaggio.

6) ricognizione e revisione di tutti i valori umano-storici (ognuno dirà il suo) che la secolarizzazione in nome della modernità ha distrutto.

7) poi lasciamo la possibilità alle persone che vivono e sono vissute intorno alla chiesa di proporre o insegnare quello che vuole, sempre e con la massima libertà.

La Chiesa-edificio oltre che a poter essere utilizzata quando è possibile per la celebrazione di una Messa, anche saltuaria, dovrebbe essere quindi il luogo della formazione e della discussione di ogni problema della comunità, liberamente e senza vincoli o limiti di sorta. In funzione di tali attività, molta gente curerebbe spontaneamente e volontariamente l’edificio-chiesa. La chiesa ritornerebbe così ad essere il centro coagulatore di interrelazioni umane di vario genere con vantaggi per tutti e per tutte le età, e ne assicurerebbe la manutenzione. In fondo, il diritto canonico prevede anche questo.

In sintesi quindi, autogestione degli edifici “chiesa”, altro che “dismissione” chiusura o demolizione, allora forse le pecore tornerebbero nell’ovile, senza bisogno di svendere le stalle. Per qualche povero di mente la parola ovile potrebbe essere ostica, odiosa, non appropriata, ma solo per i limitati d’intelletto.

Certo che: “Dio non abita più qui?”, perché, mi chiedo, dovrebbe abitarci se le persone sono state spinte ad andare altrove a trovare riflessione trascendente in altri modi e luoghi. Infine, vorrei ricordare una frase evangelica, sintetica e senza bisogno di mediazione, che le dirigenze ecclesiastiche ad ogni livello dovrebbero ben conoscere “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, (Matteo,18, 15-20) altro che dismissione. Molti ecclesiastici di potere e non , dovrebbero autodismettersi ,fare qualche anno Sabbatico meditativo e forse poi forse, dipende molto dalle capacità intellettuali, tornare alla Chiesa, non all’edificio, ma all’Ecclesia. Ci si lamenta poi dell’abbandono dei territori periferici o di montagna da parte della gente, dismettere, per non dire demolire, le chiese è una della cause, e non credo proprio sia la meno importante.

Tralascio di mettere in evidenza il risvolto turistico-economico che questo patrimonio comporta ed attiva, perché troppo ovvio e scontato, anche se andrebbe promossa la conoscenza di tantissimi edifici di culto e monasteri sparsi nei piccoli centri o isolati nel territorio di tutta Italia, piccoli e grandi edifici di grandissimo interesse storico-culturale.

Allego alcune foto di edifici in demolizione in Francia e Germania, in Internet ci sono molti esempi. In Italia non credo che si arriverà alla demolizione da parte dell’uomo, qui la demolizione avverrà per abbandono e il tempo penserà poi alla demolizione, senza apparente colpa di qualcuno.

Mi sembra di sentire la ilare critica di qualcuno a questi concetti: “…ma chi c... crede di essere per dire questo...”, ed io risponderei: uno dei tanti e silenziosi che hanno bisogno della Chiesa.

Meditate Politici ed Ecclesiastici di ogni genere e dimensione, meditate, meditate, ma è inutile..., questa parola non è demagogica.

Sarnano 18 dicembre 2019, Arch. Giuseppe Gentili

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