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41. Il Museo Italiano Diffuso


Il museo è il luogo dove vengono conservate le opere della cultura dell’uomo, prodotte nei secoli della sua storia, per essere tramandate negli anni a venire. I concetti di museo e musealizzazione possono essere infiniti, ma tralascio l’analisi del concetto perché il tema è un’altro.

Di solito e secondo la visione attualmente dominante nel museo dovrebbero essere conservate le opere specifiche del territorio o della regione nel quale il museo è instituito. Questa visione comporta che alcuni musei specialmente di grandi e storiche città, siano strapieni di opere e reperti tanto da necessitare di ampi locali magazzini, dove conservare quegli oggetti che non trovano posto nelle sale di esposizione, sia per mancanza di spazio sia perché sono già presenti tipologie simili, anche nelle loro particolari differenze. A volte i magazzini sono più grandi dei musei, per quantità di reperti.

La teoria che il museo debba manifestare essenzialmente la cultura territoriale di ambito, oppure quella con la quale il territorio potrebbe nei secoli essere venuto in contatto, comporta che alcuni trabocchino di “cose”, altri siano di ridotte dimensioni con scarsi documenti. I musei non sono presenti in tutti i paesi dell’Italia, ci sono molti centri minori, piccoli paesi che non hanno alcun museo. Eppure anche gli abitanti storici di questi abitati hanno contribuito nei secoli a comporre quello che si chiama cultura del territorio. In questi posti, che variano in dimensione demografica, non c’è alcun museo. Credo che la cultura di un popolo non debba essere rappresentata solo da ciò che è testimoniato ed esposto nei primari e famosi musei nazionali, ma anche e senza poterne prescindere, dalla conoscenza di manufatte testimonianze “minori” di donne e uomini che nei secoli hanno plasmato la nazione.

Ho sempre pensato e sognato che si potesse realizzare un museo diffuso in tutta l’Italia equiparando, come finalità museale e non certo come quantità, le grandi metropoli ai piccolissimi comuni di decine di abitanti. L’Italia è fisicamente un museo diffuso quindi l’idea sarebbe quella di spostare in ogni Comune medio piccolo o piccolissimo che sia, privo di museo, tutto il materiale presente nei magazzini dei famosissimi musei nazionali e distribuirlo, come si vedrà, in tutte queste plurirealtà museali, affinché i manufatti della cultura dei nostri territori possa essere visibile tutta e da tutti. Immagino il vociare: che stupidaggine di proposta, che idiozia ecc. Ammettiamo invece che non ci siano controindicazioni, che non ci siano opposizioni e che una cosa del genere si potesse realizzare, quali sarebbero le positività? Gli aspetti negativi saranno ben evidenziati da tante altre persone.

Riassumendo quindi un’ operazione del genere comporterebbe l’istituzione e la realizzazione di un museo in ogni Comune d’Italia, piccolo o grande che sia e l’integrazione di materiale per quelle realtà museali esistenti, che mancano comunque di potenzialità attrattiva e di qualità e quantità di oggetti da mostrare.

Una delle prime contestazioni ad un tale progetto sarebbe quella che il museo deve rappresentare principalmente la cultura dell’ambito territoriale in cui è situato. Ma questa affermazione, culturalmente molto ferrata, verrebbe subito demolita se si pensa per esempio al Museo Egizio di Torino, basterebbe solo questa realtà per azzerare il concetto di cultura d’ambito e giustificare la creazione di un museo in ogni Comune a prescindere dal legame con il territorio degli oggetti esposti. Non parliamo poi dei musei stranieri strapieni, tutti, di “roba” italiana, altro che ambito territoriale.

Questo sistema comporterebbe grosse ed innumerevoli positività: in primis, l’Italia sarebbe materialmente il primo museo diffuso mondiale, sarebbe la prima musealizzazione territoriale di grandissima dimensione. Questo è possibile poiché ogni piccola realtà umana del nostro territorio ha valori unici da mostrare, che in nessuna altra parte del mondo esistono con questa densità.

Inoltre:

1) questa esposizione diffusa materializzerebbe ovunque la “Cultura” del nostro stato, ed avrebbe la possibilità di essere visibile, fruibile e penetrabile a tutto il popolo italiano di ogni condizione sociale, culturale e di ogni età.

2) Ogni oggetto della cultura sarebbe sottoposto continuamente a restauro, manutenzione, controllo continuo al fine di limitarne e ridurne gli effetti della corruzione da parte del tempo.

3) Creazione di grandi numeri di posti di lavoro, dovuti alla logistica del museo e del suo funzionamento sotto ogni aspetto ed all’indotto turistico che sarebbe rilevante e territorialmente distribuito in ogni luogo, creando sviluppo anche in quelle minuscole realtà che troverebbero questa integrazione fondamentale alla limitazione dell’abbandono.

4) ogni luogo metterebbe in evidenza e promoverebbe tutte le sue caratteristiche intrinseche comunque presenti, ma in questo caso trainate dalla presenza di pezzi di valori nazionale.

5) musealizzazione di moltissime ulteriori aree in tutto il territorio nazionale, anche di piccolissima entità perche questa rete museale ne accrescerebbe l’interesse e ne veicolerebbe il flusso turistico.

Questa è la nostra industria, il nostro primario prodotto da promuovere senza concorrenti, perché al mondo non ce ne sono di uguali, nessuno potrebbe competere con noi. Lo Stato Italiano in primo luogo e sempre su questi temi dovrebbe indirizzare i fondi. Mah!!!

28 Maggio 2020

Giuseppe Gentili